
Pura felicità è il titolo che Sara de Simone sceglie per la raccolta di racconti di Katherine Mansfield che ha curato, traendolo proprio dal titolo di uno di essi.
Ma che cos’è la pura felicità?
Che si può fare se a trent’anni, girato l’angolo della propria strada, ci si sente improvvisamente sopraffatti da un sentimento di pura felicità – felicità assoluta!- come se uno, di colpo, avesse inghiottito un frammento luminoso di quel sole tardo pomeridiano, e gli bruciasse nel petto, diffondendo una pioggia di scintille in ogni particella, in ogni dito della mano e del piede…? (da Pura felicità p.198)
Mansfield raccoglie con cura le scintille che le vibrano nell’anima, quelle che hanno un ché di divino, che ci danno la certezza che la vita non è un inesorabile consumarsi di giorni, ma è intessuta di una fibra fremente e inspiegabile. Tutto il lavoro poetico di Mansfield è teso a cogliere quella minuzia in cui risiede tutto il significato, quelle piccole cose custodi del valore del mondo e che ci si mostrano in pochi attimi fugaci.
Scrive a tal proposito de Simone:
«Che farsene di una trama ben costruita, e magari di un bel lieto fine, se poi la pagina non vibrava? Se i grandi personaggi, i grandi temi soffocavano le piccole cose di cui era fatta davvero la vita? […] Per Katherine, il punto era quello: portare sulla pagina quel sussulto, quella scossa, il fremito della cosa che esiste».
Tutto nella sua scrittura è un distillato dell’esperienza vissuta. Poche gocce, che si trasformano in immagini estremamente vivide e dilatano il ricordo come sotto una lente d’ingrandimento.
I racconti sono ambientati tra Londra e la Nuova Zelanda, terra natale della scrittrice, e spesso traggono spunto da ricordi autobiografici. In essi, tuttavia, l’immaginazione ricopre un ruolo principale: non solo permette di passare brillantemente dal punto di vista di un personaggio a quello di un altro, è l’anima dei fatti e delle cose, tanto che persino le decorazioni della carta da parati prendono vita in Il romanzo familiare. I racconti di Mansfield sono visioni elegiache, con le quali la scrittrice crea un nuovo genere, il quale sarà condiviso da una sua grande estimatrice, Virginia Woolf. Ma anche Montale, anni più tardi e con una sensibilità molto diversa, dopo aver sperimentato la grande poesia lirica, sentirà l’esigenza di adottare una poesia in tono minore, una poesia delle piccole cose che riconosce in un grillo il tramite con il mondo trascendente.
Non tutto ciò che si coglie nelle piccole cose, però, è pura felicità, e Mansfield lo sa bene:
…Eppure, senza voler essere morbosa e senza indulgere in… ricordi e così via, devo confessare che mi sembra che ci sia un che di triste nella vita. È difficile dire che cosa. […] È lì, nel profondo, nel profondo, fa parte di noi, come il nostro stesso respiro. Per quanto lavori duramente e mi stanchi, appena mi fermo so che è qui, in attesa. Spesso mi chiedo se anche gli altri provino la stessa cosa. (da Lezioni di canto p. 274)
Anche la sofferenza, la noia, il dolore ci appartengono; fanno parte di un'esistenza da accogliere, abbracciare...Vivere.
Katherine Mansfield è una autrice splendida, con un'estrema voglia di vivere!