
Che strano un padre che non fa la paternale, un nonno che non smania per andare a prendere il nipote a scuola, un uomo di settantasette anni che pensa più alle donne che alla morte.
Lui è Cesare Annunziata e si capisce subito che è un tipo sui generis; ci si intimidisce quasi di fronte alla schiettezza dei suoi pensieri, alla risolutezza delle convinzioni. Ma Cesare non è un generale in pensione e neppure un ex-questore, non è stato nemmeno nella guardia di finanza: è un trasformista. In effetti è arduo cogliere la sua essenza, poiché è un uomo deciso solo in apparenza, solo alle prime pagine. In verità, tutto in lui è antitesi. Cesare è pieno di rimpianti, di vuoti e di questioni irrisolte: gli piacerebbe pensare di essersi gustato la vita fino in fondo, ma sa di essersi lasciato sfuggire molte occasioni, con i figli, la moglie Caterina, sul lavoro e persino con i suoi amori impossibili. Quante volte non è andato fino in fondo a un desiderio; troppo incostante e volubile il suo carattere.
Tutto questo dovrebbe fare di Cesare una persona mediocre e infelice, dovrebbe rendercelo persino antipatico. Marone, invece, lo rende brillante, arguto, affascinante: è impossibile non essere indulgenti con i suoi errori passati. Tanto più perché l’ironia e l’irascibilità del suo temperamento cozzano con le mani coperte di piccole macchie marroni e tremolanti di un uomo ormai anziano, che rivela pian piano molte delle sue debolezze. Tra queste c’è anche la tenerezza e, sebbene Cesare tenti di mascherarla, è ciò che porta Emma – che non è sua figlia e nemmeno la sua amante – a trovare in lui un rifugio e un amico.
Emma è un’inquilina del palazzo in cui Cesare vive, un palazzo, a dire il vero, popolato da bizzarri personaggi che ci regalano non poche scene divertenti. Cesare si muove tra gli appartamenti del condominio napoletano e noi lo seguiamo nelle sue vicende dalla macchina da presa appoggiata alla sua spalla: La tentazione di essere felici è un romanzo cinematografico, costruito attraverso il montaggio di scene brevi, diverse e brillanti, che fanno inevitabilmente procedere nella lettura. Incantevoli i passaggi in cui Marone ci porta in una Napoli notturna e spensierata, e ci ricorda che la libertà e la felicità non devono essere prerogative solo della giovinezza.
Tuttavia, Emma porta con sé poco folklore e molto dolore, poiché sulla sua pelle ci sono le tracce di più di una storia di violenza. Il vero capolavoro di questo libro è la capacità dell’autore di conciliare il tragico con uno sguardo estremamente ironico. Questo non dissacra il dolore, non lo rende meno autentico, ma fa sì che non sia il dolore ad avere l’ultima parola. Quella è lasciata alla vita, con i suoi innumerevoli, piccoli piaceri da nulla che ci salvano.
E così La tentazione di essere felici non è un romanzo a tema, ma un romanzo con un tema – e anche di grande rilievo.
Il legame con Emma ci rivela anche un’altra delle antitesi di Cesare: proprio in lui, che come padre è stato un po’ una catastrofe, alberga in verità un enorme desiderio di paternità. Il suo rapporto con i figli Dante e Sveva è problematico - non lo scopriamo alle prime pagine, ma addirittura all’esergo! - eppure, c’è ancora un terreno buono perché possa mutare e diventare fecondo. In fondo, Marone ci regala uno sguardo che riesce ad andare sempre oltre le apparenze.
Alla fine di questa lettura, non saprei proprio dire se Cesare sia un uomo felice, ma di sicuro ne è tentato, perché «i sogni qualche volta si presentano alla tua porta, ma solo se ti sei preso la briga di invitarli».
Un romanzo da leggere se volete un protagonista che vi sorprenda, qualche sorriso tra le pagine e un dolore caldo con cui trascorrere la serata.
Vi assicuro che la lettura sarà piacevolissima, perché la penna di Marone è leggera e tagliente quanto basta.
Se La tentazione di essere felici è stato il romanzo d’esordio di Marone – vincitore del premio Strega nel 2015 – Cesare Annunziata ricompare nella più recente pubblicazione dell’autore, La vita a volte capita, edita da Feltrinelli nel 2024.