L'Arminuta
Chi mi è madre?
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L’olfatto è un senso potente e percepire di nuovo un odore del proprio passato fa montare immancabilmente un’ondata di ricordi dentro il petto. Proust è il maestro dell’usare la memoria olfattiva come tecnica narrativa e Donatella di Pietrantonio segue le sue orme; in questo romanzo racconta di un’infanzia passata che prende corpo nella memoria e nella narrazione grazie a odori indimenticabili: i profumi dell’Abruzzo, della sabbia, della povertà, del cibo, della pipì che la piccola Adriana si lascia scappare quasi ogni notte. È grazie questi dati di realtà che ogni parola dell’autrice diventa tangibile al lettore, che nelle prime pagine entra insieme alla protagonista – una ragazzina di tredici anni – in quella che sarà la sua nuova casa. Sradicata dalla vita agiata che conduceva nella città di mare insieme a quelli che credeva i suoi genitori, l’Arminuta si ritrova con la propria famiglia naturale in un paesello arretrato e povero, in una casa stretta e misera, in una camera dove manca un letto per lei e dove dormono gli altri cinque fratelli.

Il perché del trasferimento è l’interrogativo che percorre il romanzo, il nodo irrisolto che tormenta l’Arminuta e che, insieme a lei, tiene sulle spine il lettore. La trama, dunque, non manca di essere accattivante, ma ciò che rende davvero preziosa questa storia è la cura con cui le relazioni umane vengono poste in primo piano e vissute dalla protagonista in tutta la loro complessità. Il primo e grande rapporto problematico è con la figura materna: l’Arminuta, cioè “la ritornata”, ha due madri: una che l’ha allevata, ma che non l’ha partorita, l’altra che l’ha partorita e non l’ha allevata per tredici anni. In questo caso il raddoppio porta alla scomparsa di qualsiasi vera figura materna di riferimento, e, dunque, allo spaesamento, al non avere radici, all’essere senza patria. Come si può affrontare tutto ciò a soli tredici anni? Con la determinazione di chi non perde la speranza nel futuro e non si abbandona a un dolore sordo, poiché ogni situazione ha qualche dono da offrire: per l’Arminuta saranno la sorella Adriana e i due fratelli con cui lega, Vincenzo e Giuseppe.

Mentre ancora pensa ai genitori che ha lasciato, alla danza che è stata costretta ad abbandonare e alla cara amica Patrizia, la protagonista ritrova nel paese desolato e nella miseria una parte di sé che aveva perduto; questo la disorienta, la fa sentire divisa tra realtà troppo diverse, eppure le lascia dei legami indissolubili. La nuova realtà famigliare è stretta tra i limiti della povertà materiale e culturale, ma questo non toglie valore ai sentimenti che i membri della famiglia provano, ai loro sogni e dolori, al dialogo che cercano di intrattenere con la figlia e la sorella ritornata.


Una storia delicata e forte al contempo, che stringe il cuore e fa brillare gli occhi.

Una lettura da cui non ci separa, perfetta per un weekend di sole.