Aggiustare l'universo
La scuola per davvero
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Per aggiustare un oggetto sono necessarie precisione, cura e dedizione, qualità che Gilla ha appreso da suo padre orologiaio, avendolo aiutato fin da piccola nella bottega di Genova.

La strada che Gilla sceglie per sé, tuttavia, è differente e nel 1940 si diploma da maestra. L’autunno successivo inizia a insegnare, ma già nell’estate del 1942 Genova entra nel mirino degli aerei militari inglesi, diviene area bombing e viene distrutta. Gilla è costretta a lasciare la città e a trasferirsi con la famiglia a Borgo di Dentro, un piccolo paese di montagna dove Gilla decide sorprendentemente di rimanere anche all’inizio dell’anno scolastico 1945-1946, quando la guerra è ormai finita.

Il romanzo si apre, dunque, nel dopoguerra, quando gli attacchi bellici sono terminati ma la devastazione che hanno lasciato è sotto gli occhi di tutti e ogni cosa deve essere aggiustata.

Nella sua minuscola soffitta Gilla si dedica alla piccola impresa di rimettere in sesto un vecchio modellino del Sistema Solare nel quale nemmeno la sferetta di un solo pianeta è rimasta integra. Mentre è ancora assorbita da questo lavoro, che la calma e le occupa le serate solitarie, l’anno scolastico inizia e presto la maestra si rende conto che c’è molto altro di spezzato intorno a lei.

Innanzitutto c’è Francesca, un’alunna brillante ma profondamente ferita dalla guerra. Qual è la storia di questa bambina? Da dove viene? Chi erano i suoi genitori? Francesca custodisce segretamente gli ingranaggi ormai fermi del suo passato e li protegge tenendoli al sicuro dalle orecchie del mondo.

Anche il passato di Gilla è pesante dentro il suo petto. Come ha trascorso gli anni di guerra a Borgo di Dentro? Quale è stata la sua perdita?

Gilla sente che la sua ferita non può essere riparata come il meccanismo di un orologio: c’è un pezzo mancante e nulla può sostituire il vuoto che ha lasciato. Eppure, la cura che la maestra infonde all’universo che la circonda, nel tentativo di aggiustarlo, le restituirà una nuova speranza.

 

«Alza gli occhi dal modellino e guarda fuori. la luna di stucco si è disciolta nell’azzurro, nel silenzio di misteriose sfere celesti. In tanta solitudine, ha l’impressione che Michele le sieda accanto, e Gilla gli sorride. “Aggiustato” sussurra.

Per quel che la riguarda, Venere le sembra il nome perfetto. L’amore non pulsa, l’amore sta. Vespero e Lucifero, inferno e paradiso. Si trasforma, si muove. Ma l’amore, se è amore, resiste». (p. 333)

 

Raffaella Romagnolo ha scritto un romanzo sulla guerra che fa entrare il lettore nella crudeltà del conflitto e contemporaneamente lo accompagna durante la faticosa fase della ricostruzione. Eppure, ogni scena è dipinta con estrema delicatezza; l’andatura dolce della scrittura evoca il profumo del castagnaccio e delle frittelle, il giallo ocra delle pareti di casa, il suono solenne dei canti ebraici e le luci colorate dei giorni di festa.

Questo romanzo ha il calore di un abbraccio, il suono colorato e vivace delle voci delle alunne della 5°D e la forza di una maestra che si accorge di quali sono gli ingranaggi che non funzionano.

 

Per questo il romanzo è originale e non è il libro sulla guerra che ci si aspetta.

Per questo consiglio caldamente questa lettura!