
La simmetria dei desideri è un libro traboccante di vite che inevitabilmente si inceppano. Vorremmo essere ingranaggi che ruotano instancabilmente verso i nostri desideri e, invece, ci accorgiamo che basta poca sabbia a bloccarci.
Durante la finale dei Mondiali di calcio del 1998, Yuval, Churchill, Ofir e Amichai scrivono 3 desideri ciascuno su un foglietto che riapriranno soltanto quattro anni dopo, ai successivi Mondiali. Nei loro desideri ci sono gioia e determinazione, ma anche coraggio, perché nessuno di loro, a 28 anni, vuole puntare al ribasso.
Il problema sorge nel momento in cui «ci poniamo delle mete, e ne diventiamo schiavi. Siamo talmente impegnati a raggiungerle che non ci rendiamo conto che nel frattempo sono cambiate» (p. 75).
I quattro amici, infatti, nel corso dei mesi cambiano profondamente le proprie priorità. Chi avrebbe mai detto che Ofir, spumeggiante e creativo pubblicitario in carriera, capisse che ciò a cui tiene davvero è la ricerca della pace per sé e per gli altri?
In altre circostanze è l’imprevisto ma inevitabile mutare degli eventi che porta con sé una nuova visione dell’esistenza e delle mete da raggiungere.
Tuttavia, mentre Churchill, Ofir e Amichai sembrano comunque in continuo fermento ed evoluzione, Yuval, colui dalla cui prospettiva assistiamo allo snodarsi della storia, pare affetto da un’irresolutezza da cui non si può sbloccare. È una versione contemporanea dell’inetto che non riesce a prendere realmente in mano la propria vita. Conserva due mete da raggiungere: finire la tesi in filosofia, ma si tratta di un’impresa titanica in cui si rivela inconcludente, e amare Yaara, ma il lettore fino alla fine si chiede se questo compito sia davvero destinato a lui e non piuttosto a qualcun altro. Dopo mesi di vita stagnante, Yuval deve sperimentare la solitudine della caduta senza appigli per poter finalmente comprendere “la simmetria dei desideri”, in un finale sorprendente che vi farà sicuramente sorridere per la sua arguzia.
Eshkol Nevo è nato a Gerusalemme e ha vissuto la propria infanzia e giovinezza tra Israele e gli Stati Uniti. Lo spunto da cui prende avvio il romanzo è autobiografico e l’ambientazione del, Tel Aviv, è rilevante. I problemi della società israeliana, le sue tensioni e discriminazioni rimangono sullo sfondo, ma pesano nel flusso narrativo e sui pensieri dei personaggi.
Nella società israeliana in cui le amicizie maschili nascono e si sviluppano soprattutto nel contesto del servizio militare, l’autore vuole invece narrarci di un amicizia tra civili. Come afferma Nevo stesso, infatti, il fulcro del romanzo è proprio l’amicizia; egli si domanda quando si arriva a punto di rottura, cosa ci si possa perdonare tra amici e come si sviluppi il legame attraverso il cambiamento delle persone.
«In effetti, l’amicizia è una faccenda strana, secondo me. Sono ormai cinque anni che traduco dall’inglese articoli accademici di argomento umanistico o sociale, e non ho ancora trovato un articolo che analizzi la questione in profondità. Certo, tutto oggi deve essere statistico ed empirico, mentre è difficile quantificare e calcolare distanza e vicinanza, fedeltà e tradimento, amore e nostalgia. E forse non è neppure necessario» (p. 338).